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Report: CreAction seconda tappa | San Lorenzo | 13 febbraio 2017

Pubblichiamo il report della seconda tappa di CreAction2 tenutasi a San Lorenzo il 13 febbraio 2017.

Il report è scaricabile anche a questo link.

SECONDO INCONTRO: SAN LORENZO
REPORT TAVOLO “AGENDA PER IL QUARTIERE”

BIBLIOTECA COMUNALE VILLA MERCEDE – ROMA, 13 FEBBRAIO 2017

Il lavoro svolto il giorno 13 Febbraio 2017 al tavolo “Agenda per il quartiere” ha messo in luce alcuni aspetti strettamente legati ai 10 punti emersi come prodotto finale del lavoro collettivo svoltosi al MACRO il 28 Aprile 2016.

PREMESSA
Prima di entrare nel dettaglio, è importante sottolineare alcuni punti preliminari che servono ad inquadrare e meglio comprendere la situazione del quartiere:

  • Si tratta di un quartiere dalla forte identità e dalla vita culturale e politica molto attiva, con forte presenza di giovani – anche grazie all’Università La Sapienza che ha occupato molti edifici nel quartiere – che partecipano ad iniziative politico-culturali anche di tipo “antagonista”;
  • Nasce come un quartiere di operai e artigiani, che ha in parte mantenuto questa vocazione nonostante il pericolo di gentrificazione, essendo diventato uno dei centri della “movida” romana;
  • C’è un problema di assenza di spazi per attività culturali e imprenditoriali; molti sono occupati abusivamente, altri sono in pericolo per via della delibera 140; gli spazi gestiti da privati sono mal tollerati dagli spazi autogestiti e vengono visti esclusivamente come soggetti che lucrano sulla movida selvaggia;
  • Un altro aspetto di cui tenere conto è da una parte la ricchezza di esperienze e progetti culturali nel quartiere ma anche – dall’altra – la loro eterogeneità, che ne rende complessa la mappatura;
  • Il Municipio sembra essere presente e al corrente delle dinamiche emerse ma, per sua ammissione, non ha fondi per una progettualità territoriale e se ne lamenta;
  • L’Università La Sapienza ha un ruolo importante ma non ha un dialogo con il Municipio e non ha fondi per realizzare le sue attività tanto da chiedere in prestito, per alcuni progetti, spazi alle esperienze autogestite e “illegali”.

 AGENDA DEL QUARTIERE

Come si è accennato, l’agenda del quartiere presenta numerosi punti di contatto con il decalogo elaborato dal gruppo di lavoro di Culture Action Europe insieme agli operatori culturali romani in seguito all’incontro del 28 Aprile scorso al MACRO.
Di seguito sono stati messi in relazione i punti del decalogo con le istanze emerse dall’agenda del quartiere, indicate in corsivo:

Rinnovare la visione delle politiche pubbliche in ambito culturale (principi di base). In particolare:

  • Tenere connessi 4 temi chiave per il benessere e la qualità della vita delle città: l’ambiente, la mobilità pubblica, la trasparenza e la legalità. La cultura e i suoi processi possono essere facilitatori di una nuova concezione di città e della sua vivibilità, senza dimenticare la dimensione che riguarda inclusione e coesione sociale: a San Lorenzo è emersa la necessità di migliorare il collegamento fisico tra le istituzioni culturali e le associazioni del territorio e anche tra le associazioni stesse. E’ emerso un forte scollamento e, a volte, un conflitto latente tra le stesse organizzazioni che operano sul territorio.

Rafforzare l’unitarietà di visione e di metodo relativamente alla gestione del patrimonio materiale e immateriale della città attraverso…

  • Rafforzamento delle linee guida, della visione culturale e delle strategie, che l’amministrazione deve annunciare e rendere trasparente;
  • Rafforzamento e chiarezza sul metodo;
  • Semplificazione delle procedure;
  • Coinvolgimento delle strutture amministrative per condividere il cambiamento;

… ma, al contempo, affidare ad intermediari di qualità il dialogo diretto con il territorio, la rilevazione e l’interpretazione dei bisogni per:

  • Rilanciare la centralità dei Municipi con innovativi strumenti che rafforzano il loro ruolo di agente territoriale intermedio; adibire alcuni spazi nel Municipio per l’incontro di cittadini e organizzazioni, fiere delle “buone pratiche” culturali, scambio di esperienze. I Municipi potrebbero anche dare rilevanza mediatica (attraverso i social network, le televisioni e radio locali, ecc.) alle buone pratiche dei territori. Il quartiere lamenta una difficoltà di interlocuzione con l’istituzione “municipio”, che pure appare presente e aperta al dialogo. Inoltre, è emersa la difficoltà per il Municipio di tenere assieme nello stesso territorio anime totalmente diverse (il Municipio ha un territorio molto vasto ed eterogeneo, che va da Flaminio-Parioli a Piazza Bologna e San Lorenzo);
  • Far diventare le scuole luoghi di costruzione di consapevolezza e produzione: sono al centro dei Municipi e luogo di formazione delle comunità. È necessario definire con esse pratiche che le rendano al servizio della comunità e delle espressioni più interessanti dell’auto-organizzazione dei giovani cittadini. Si punta sull’alternanza scuola-lavoro per attività con le scuole;
  • Valorizzare spazi e luoghi della città in degrado o non utilizzati affidandoli, sulla base di un chiaro progetto pubblico, ad organizzazioni del terzo settore e a gruppi di cittadinanza attiva. Sono all’ordine del giorno i problemi legati alla delibera 140 e alla gestione del rapporto con gli spazi occupati. Si sottolinea anche la poca cultura di “gestione dei beni comuni” da parte dell’amministrazione e di alcune forze politiche del municipio.

Conoscere meglio il patrimonio da amministrare e promuovere: in particolare, realizzare una mappatura completa degli spazi e delle infrastrutture pubbliche e private che ospitano progettualità culturale. È emersa la necessità di affrontare di petto il “disordine” amministrativo che caratterizza municipio e comune per quanto riguarda gli spazi (mancano le mappe catastali, le destinazioni d’uso, etc.), anche quelli assegnati.

Prevedere affidabili e trasparenti strumenti di controllo e verifica dei processi, in particolare:

  • Identificare nuovi strumenti di valutazione di impatto per le politiche culturali che prevedano anche approcci qualitativi. Acquisire strumenti per essere in grado di comprendere bisogni e caratteristiche della domanda, superando il PIL come misura dello sviluppo sulla linea iniziata con il progetto BES – che, pur includendo, caso finora unico al mondo, alcune variabili sulla partecipazione culturale, il patrimonio e il paesaggio, è tuttavia ancora eccessivamente generico – e/o il Social Progress Index. Si propone una mappatura delle “emozioni” dei cittadini e delle comunità. Al tavolo se ne è parlato in termini di proposta concreta e confronto con altre realtà europee. Si dovrebbe prevedere la possibilità che la valutazione d’impatto sia fatta da organismi indipendenti. Inoltre, si mette in evidenza che non c’è alcuna trasparenza dei bilanci dei Municipi; non sono neppure pubblicati sul web;
  • Raffinare e rendere più adeguati i criteri per valutare la qualità dei progetti culturali, i loro effetti sulle comunità e il loro radicamento territoriale (vedi sopra);
  • Svolgere attività di valutazione sul medio e sul lungo termine con lo scopo di analizzare processi complessi, come la costruzione di nuovi pubblici e la definizione di strategie per la partecipazione (vedi sopra).

Attuare un programma di interventi a sostegno della crescita dell’impresa culturale e creativa e alla formazione di reti collaborative tra imprese per:

  • Sostenere i progetti di riqualificazione degli spazi, non solo in fase di avvio attraverso nuovi strumenti amministrativi, ma anche nella fase a regime attraverso una rete di sostegno (e monitoraggio dei risultati) che veda impegnati tutti gli attori del territorio. Si è messo l’accento sulla cromica mancanza di fondi e di progettazione condivisa per la manutenzione degli spazi verdi che, anche quando rimessi in sesto, tornano via via in una situazione di degrado proprio per mancanza di manutenzione del verde;
  • Promuovere relazioni stabili, nell’ambito della filiera culturale, tra università, mondo della ricerca, organizzazioni di terzo settore, istituzioni e imprese culturali, affinché le nuove competenze –ad oggi invisibili ma necessarie al settore della cultura nell’era del digitale e della sharing economy – possano emergere e trovare sbocchi occupazionali adeguati. Questo punto è stato discusso soprattutto alla luce del mancato rapporto sistemico tra Università La Sapienza, Municipio e territorio.

Aprire il piano strategico e la governance dei processi culturali ai cittadini, alle comunità e alle organizzazioni del territorio attraverso la costruzione di momenti di progettazione con le comunità: passare dalle “consultazioni” a processi di co-progettazione, dichiarando a monte intenzioni e obiettivi. Un possibile processo di progettazione partecipata include le seguenti tappe: 1. Definizione di politiche pubbliche, bandi, regolamenti, modelli replicabili, ecc.; 2. Piattaforme abilitative, forum, host, ecc.; 3. Definizione di criteri di valutazione, indicatori di risultato ecc.; 4. Piattaforme abilitative per comunicare esiti e decisioni. In particolare, si dovrebbero connettere tutte le esperienze culturali migliori del quartiere. La richiesta che proviene dal quartiere è anche quella di affrontare la questione degli spazi verdi e della loro qualità e di porre in essere strumenti di relazione stabile con l’amministrazione municipale e comunale in una forma che eviti la strumentalizzazione per altri fini.
Inoltre, il Municipio evidenzia che molti dei criteri utilizzati per l’accesso ai finanziamenti non sono efficaci per sostenere progetti nuovi ed innovativi.