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Il 28 Aprile 2016, al MACRO di Via Nizza, sono state poste le basi del progetto CreAction. La giornata – che ha visto la partecipazione di più di 80 persone – aveva lo scopo di identificare, a partire dall’analisi dei contesti e dall’identificazione dei bisogni della città di Roma, le strategie necessarie da mettere in atto per creare e rafforzare ove presente il legame virtuoso tra la cultura e i diversi segmenti della società. Sono stati individuati, assieme agli operatori del settore, 10 temi che hanno dato vita ad un decalogo strategico:

1. Porre la cultura e il dialogo interculturale al centro delle politiche pubbliche dell’amministrazione comunale
2. Rinnovare la visione delle politiche pubbliche in ambito culturale (principi di base)

In particolare:

  • Tenere connessi 4 temi chiave per il benessere e la qualità della vita delle città: l’ambiente, la mobilità pubblica, la trasparenza e la legalità. La cultura e i suoi processi possono essere facilitatori di una nuova concezione di città e della sua vivibilità, senza dimenticare la dimensione che riguarda inclusione e coesione sociale
  • Favorire l’accesso e la partecipazione di tutti i cittadini alla cultura
  • Sostenere l’innovazione, anche per promuovere nuovi talenti e professionalità, premiando la creatività anche, ma non solo, nel settore culturale
  • Favorire il racconto e l’identità dei luoghi ma anche la diversità culturale tramite la rappresentazione di culture altre
  • Promuovere le intelligenze locali e la loro capacità di produrre cambiamento, quindi includere le intelligenze locali nei processi di governance
  • Rafforzare e dare potere agli agenti territoriali come le scuole, le biblioteche, le organizzazioni sociali e le comunità attive che possono diventare attori di disseminazione di conoscenza e competenze (es. biblioteche di condominio), promuovere progetti di cura del bene comune e cambiamento nei territori attraverso una co-progettazione virtuosa
  • Garantire infrastrutture e servizi comuni che possano creare un contesto favorevole alla nascita di iniziative di collaborazione con l’industria culturale e creativa, sostenerne lo sviluppo e facilitare l’intervento dei privati nella cura e promozione del bene comune
3. Rinnovare il metodo (principi di base)

Ovvero:

  • Snellire e sburocratizzare i processi, costruire maggiore flessibilità delle procedure, rafforzando trasparenza e certezza della regola
  • Rendere più dinamici e meno burocratici gli strumenti per assegnare risorse, uscire dalla logica competitiva dei bandi in favore di call di raccolta idee da parte di soggetti qualificati per poi attuare procedure negoziate di selezione
  • Definire convenzioni e protocolli di intesa di durata almeno pluriennale (numero di anni dipende dalla dimensione del progetto, dall’oggetto della convenzione, dal soggetto in convenzione) accompagnati da una programmazione condivisa e da un monitoraggio costante
4. Rafforzare l’unitarietà di visione e di metodo relativamente alla gestione del patrimonio materiale e immateriale della città...

Attraverso:

  • Rafforzamento delle linee guida, della visione culturale e delle strategie, che l’amministrazione deve annunciare e rendere trasparente
  • Rafforzamento e chiarezza sul metodo
  • Semplificazione delle procedure
  • Coinvolgimento delle strutture amministrative per condividere il cambiamento
5. … ma, al contempo, affidare ad intermediari di qualità il dialogo diretto con il territorio, la rilevazione e l’interpretazione dei bisogni

Al fine di:

  • Rilanciare la centralità dei Municipi con innovativi strumenti che rafforzano il loro ruolo di agente territoriale intermedio; adibire alcuni spazi nel Municipio per l’incontro di cittadini e organizzazioni, fiere delle “buone pratiche” culturali, scambio di esperienze. I Municipi potrebbero anche dare rilevanza mediatica (attraverso i social network, le televisioni e radio locali, ecc.) alle buone pratiche dei territori
  • Far diventare le scuole luoghi di costruzione di consapevolezza e produzione: sono al centro dei Municipi e luogo di formazione delle comunità. È necessario definire con esse pratiche che le rendano al servizio della comunità e delle espressioni più interessanti dell’auto-organizzazione dei giovani cittadini
  • Far acquisire agli altri luoghi di cultura una funzione ancora più strategica di antenne/presidi culturali territoriali, che obbligatoriamente devono coprire tutta la città (come le biblioteche o i teatri di cintura di cui però va ripensato il modello)
  • Valorizzare spazi e luoghi della città in degrado o non utilizzati affidandoli, sulla base di un chiaro progetto pubblico, ad organizzazioni del terzo settore e a gruppi di cittadinanza attiva
  • Adeguare la disciplina normativa degli spazi occupati; concedere agevolazioni, sgravi fiscali ed esenzioni per gli spazi culturali esistenti, attivi e funzionanti regolarmente
  • Coinvolgere i privati nella cura del bene comune, rafforzando i progetti pubblico-privato ma, soprattutto, dando chiarezza e trasparenza agli obiettivi pubblici e sburocratizzando i processi di affidamento
6. Prevedere una formazione continua del personale amministrativo e tecnico dell’Assessorato alla cultura

In particolare:

  • Formare il personale amministrativo perché sia in grado di: conoscere il contesto in cui opera, avere competenze specifiche, ritrovare passione e motivazione, saper ascoltare, avere atteggiamento propositivo e progettuale
  • Attivare formazione specifica sui temi della cultura e della creatività ma anche su metodi e strumenti nuovi, modelli sostenibili di gestione e sul ruolo e le caratteristiche dei territori
  • Favorire la partecipazione di funzionari e dirigenti e la loro fruizione dei servizi e prodotti culturali: è necessario uscire dagli uffici e vivere maggiormente i territori
  • Rielaborare le condizioni di reclutamento, aggiornamento e formazione del personale dando peso alle competenze reali più che ai titoli, riconoscendo esperienze acquisite e soft skills
  • Favorire una maggiore integrazione tra figure amministrative e tecniche
7. Conoscere meglio il patrimonio da amministrare e promuovere
  • Censimento degli operatori/organizzazioni culturali
  • Raccolta dei dati sulla partecipazione culturale con metodiche innovative in grado di sperimentare informazioni approfondite sull’impatto dei progetti culturali, da sintetizzare anche attraverso indicatori SMART (Specifici, Misurabili, Attuabili, Rilevanti e Tempestivi) (vedi punto8)
  • Raccolta di dati e progetti in grado di identificare i bisogni del territorio, espressi e latenti, in ambito culturale e le criticità che impattano sulla loro soddisfazione, pur in ambiti diversi, dalla logistica alla sicurezza
  • Realizzare una mappatura completa degli spazi e delle infrastrutture pubbliche e private che ospitano progettualità culturale
8. Prevedere affidabili e trasparenti strumenti di controllo e verifica dei processi

In particolare:

  • Identificare nuovi strumenti di valutazione di impatto per le politiche culturali che prevedano anche approcci qualitativi. Acquisire strumenti per essere in grado di comprendere bisogni e caratteristiche della domanda, superando il PIL come misura dello sviluppo sulla linea iniziata con il progetto BES – che, pur includendo, caso finora unico al mondo, alcune variabili sulla partecipazione culturale, il patrimonio e il paesaggio, è tuttavia ancora eccessivamente generico – e/o il Social Progress Index. Si propone una mappatura delle “emozioni” dei cittadini e delle comunità
  • Raffinare e rendere più adeguati i criteri per valutare la qualità dei progetti culturali, i loro effetti sulle comunità e il loro radicamento territoriale
  • Svolgere attività di valutazione sul medio e sul lungo termine con lo scopo di analizzare processi complessi, come la costruzione di nuovi pubblici e la definizione di strategie per la partecipazione
  • Tenere conto della reale rappresentatività e capacità dei progetti e dei soggetti da coinvolgere, al di là delle sigle; privilegiare progetti che lavorano per l’interesse collettivo della comunità e che favoriscono occupazione qualificata nel settore; definire un equilibrio tra continuità delle progettualità, dove queste riescono a produrre continua innovazione ed effetti positivi, e il sostegno a nuova progettualità premiando nuove idee, ricambio generazionale, innovazione sociale; sostenere progetti di dimensioni importanti e continuare a tessere una rete di piccole e medie iniziative low budget che innervano il territorio
9. Attuare un programma di interventi a sostegno della crescita dell’impresa culturale e creativa e alla formazione di reti collaborative tra imprese

Al fine di:

  • Favorire la sostenibilità dei progetti imprenditoriali, non solo attraverso contributi economici, ma soprattutto con l’accesso a infrastrutture e servizi comuni, dalla comunicazione alla logistica, e incentivi alla costruzione di piattaforme cooperative
  • Sostenere i progetti di riqualificazione degli spazi, non solo in fase di avvio attraverso nuovi strumenti amministrativi, ma anche nella fase a regime attraverso una rete di sostegno (e monitoraggio dei risultati) che veda impegnati tutti gli attori del territorio
  • Indirizzare, attraverso una più equilibrata politica di redistribuzione delle risorse, i grandi eventi e i grandi poli a creare occasioni di mercato e riservare porzioni delle programmazioni ai nuovi talenti e alle organizzazioni culturali indipendenti
  • Promuovere relazioni stabili, nell’ambito della filiera culturale, tra università, mondo della ricerca, organizzazioni di terzo settore, istituzioni e imprese culturali, affinché le nuove competenze –ad oggi invisibili ma necessarie al settore della cultura nell’era del digitale e della sharing economy – possano emergere e trovare sbocchi occupazionali adeguati
10. Aprire il piano strategico e la governance dei processi culturali ai cittadini, alle comunità e alle organizzazioni del territorio

Attraverso:

  • Elaborazione partecipata di un Piano Strategico della Cultura e Creatività per Roma Capitale
  • Creazione di una direzione amministrativa apposita all’interno dell’amministrazione comunale, o di un coordinatore/facilitatore che ascolta le comunità e favorisce il dialogo tra questa e la PA. Il suo ruolo è trasversale ai diversi assessorati e tra le altre cose risolve i problemi spesso creati dalla stessa PA: si passa dal “non si può fare” al “si può fare insieme”. Potrebbe anche avere una delega per diffondere e rafforzare i processi partecipati (vedi modello città di Lione)
  • Realizzazione di una piattaforma aperta di collaborazione e co-progettazione, di coordinamento intersettoriale e multiscala, luogo di concertazione tra gli attori del sistema, tra cui i cittadini, finalizzata allo sviluppo di azioni partecipate (ecosistema digitale ) e alla diffusione delle buone pratiche
  • Costruzione di momenti di progettazione con le comunità: passare dalle “consultazioni” a processi di co-progettazione, dichiarando a monte intenzioni e obiettivi. Un possibile processo di progettazione partecipata include le seguenti tappe: 1. Definizione di politiche pubbliche, bandi, regolamenti, modelli replicabili, ecc; 2. Piattaforme abilitative, forum, host, ecc.; 3. Definizione di criteri di valutazione, indicatori di risultato ecc.; 4. Piattaforme abilitative per comunicare esiti e decisioni
  • Incentivazione all’utilizzo virtuoso dei Fondi Europei, promuovendo la partecipazione dell’amministrazione a progetti di rete su scala internazionale, garantendo partnership ed accompagnamento alle imprese anche attraverso sinergie con le altre amministrazioni pubbliche, Stato e Regione
Scarica qui il documento strategico sui 10 punti in formato pdf: